Tu che sei arrivato il 4 marzo 1943 e tu che ci darai il tuo ultimo saluto il 4 marzo 2012.
Le tue canzoni mi hanno sempre accompagnata, da piccola quando di sera mio padre mi cantava pezzi accompagnandosi con la chitarra per farmi addormentare, fino ad ora.
Non mi sento affatto vecchia a dirlo, non me ne vergogno di essere così perdutamente innamorata della tua musica, perché sei sempre stato un artista incredibilmente moderno, quasi visionario si potrebbe dire.
Dai, Lucio, “Com'è profondo il mare” l'hai scritta nel 1977: non ti pare che sia tuttora sorprendentemente attuale?
Ci ho pensato, non credere, se sia mai esistito o esisterà un cantautore della tua portata, e con l'immensa stima e rispetto che posso avere per altri, mi sono risposta semplicemente “no”.
Tu che mi hai tenuto compagnia con “Canzone”, che io e il mio primo fidanzato ci eravamo dedicati e cantavamo insieme a squarciagola in macchina ogni sera, tu che mi hai fatta riflettere con “Prima dammi un bacio” su cosa sia l'infinito sentimento dell'amore e su cosa voglia dire che uomo percorra tutto il cielo a piedi...
Tu che mi hai strappato un pianto viscerale e singhiozzante a teatro guardando la tua Tosca.
Ha detto bene Gigi d'Alessio ieri alla radio: hai lasciato al popolo italiano un inestimabile patrimonio artistico con le tue canzoni, e non temere che la tua voce possa svanire nelle nostre orecchie tanto facilmente!
Dove lo trovi un altro che ti spara certi acuti e fa della propria voce un veicolo di emozioni e stati d'animo umani come te?
Non sforzarti, te la do io la risposta: da nessuna parte.
Sai cosa penso?
Penso proprio che tu fossi un pazzo, uno di quegli uomini che sa vivere la vita e sa, a dispetto dei più, che cosa essa sia veramente.
Uno di quelli che sa come si trattano i sentimenti, e mi sarebbe piaciuto così tanto che tu insegnassi tutte queste cose a tante persone...
Se avessi avuto un giorno da passare con te, avrei voluto che mi portassi a far due passi per Bologna, che mi raccontassi i tuoi ricordi più importanti; non avrei voluto parlare della tua musica, mi avresti fatto vivere come te per un giorno e ci avrei visti bene ad andare in giro in bici per le strade della tua città con gli occhiali da sole scuri ridendo.
Secondo me eri così, genuino e amante del semplice.
E invece non posso più farlo, perchè te ne sei andato senza dire nulla.
Ma del resto anche questo è nel tuo stile.
Un attimo, un silenzio che il maestro d'orchestra detta improvvisamente ai suonatori,
il foro di un clarinetto tappato senza avvertenza: ci hai lasciati di stucco, lo sai?
Forse ci capiterà di vederti ancora camminare dove il mare luccica,
e tira forte il vento...
e all'improvviso ci uscirà una lacrima e crederemo di affogare.
Ciao Lucio,
grazie di tutto.
Ci si vede prima o poi, adesso goditela e ridi un po' di noi da lassù!